"November" di Waxing Moon Design |
Sono quasi alla fine di questa lunga serie di francobolli mensili, e questo è anche l'ultimo ricamino della stagione per il "ricamiamo l'autunno" di Irene. Difatti il prossimo schema sarà dedicato al Dicembre e alla sua magia invernale.
Questo lavoro l'ho eseguito sulla stessa tela di quello precedente, una Aida 55 (14 ct) di cotone "avorio" (così c'è scritto sul fogliettino della stoffa), e così ho avuto possibilità di finire tutto l'avanzo che avevo di questa tela. Ho cambiato il colore chiaro dei quadrettini sulla pancia/coda del tacchino, causa il colore di fondo della tela, ma per il resto ho usato quelli consigliati sullo schema, ovviamente tutti DMC. Come per il francobollo di Ottobre, l'ho fatto a due fili, così ho abbastanza moulinè anche per il prossimo ricamo che farò su una Aida a trama più grande che eseguirò a 4 fili, come per i primi francobolli che ho già fatto di Gennaio e Febbraio.
Vi piacciono le mie "nuove" forbicine? In realtà non sono proprio nuove, ma mi sembra che ancora non le avevo mai usate. Ho una passione per le forbicine da ricamo, e mi diverto a cambiarle quasi ad ogni schema anche se ce ne é una che uso spessissimo e che mi piace particolarmente. Queste lo avevo scovate su Amazon, e giacevano un pò dimenticate sul fondo dello scatolone della roba da ricamo.
Siamo nel periodo dedicato a santi e defunti. Non ho trovato tempo di portare alla sarta il gufetto per fare la borsina dei dolcetti di Halloween perché é morto mio suocero. É stata una cosa un pó improvvisa e veloce, inaspettata poiché lì nella struttura stava bene, aveva anche ripreso a camminare seppur col deambulatore, ma evidentemente a 94 anni era arrivato il suo momento. Decisamente questo é stato uno di quegli anni da cancellare dalla memoria. Vorrei peró dedicare una “poesia” al mio "babbo", come diciamo noi toscani, che se ne é andato quest’anno a Giugno. Ora, a circa 4 mesi dalla sua morte, riesco a parlarne con serenità, sono riuscita a venire fuori da quel senso di “orfanilità” che ho provato per quasi tutta l’estate nonostante la mia età. Mio padre era un grande lavoratore, e difatti a casa non c'era quasi mai. La sera tornava proprio all’ora di cena e noi andavamo subito a dormire (i bimbi un tempo andavano a letto dopo "Carosello"). Però recuperava il sabato e la domenica: ci portava a prendere l'acqua ad una fonte in montagna vicina alla mia città, e adoravo quel momento perché mentre lui riempiva le stagne io mi mettevo all'inizio del bosco, ferma, tutta emozionata per la mia convinzione di veder saltare fuori qualche fata o qualche gnomo. La sera del sabato lui andava al bar a giocare la schedina del Totocalcio, e quando tornava ci portava una barretta di cioccolato "carrarmato Perugina". La domenica invece ci portava alla messa e poi si andava a comprare le paste in pasticceria da mangiare alla fine del pranzo domenicale, che per mia madre era sacrosanto e obbligatoriamente abbondante. Non potrò mai dimenticare quando, una notte di Natale di quando ero piccola, nel mettere i regali al buio per non farsi vedere, inciampò sul tavolino tra i divani del salotto facendo una gran fracasso, oppure quando a sorpresa, comprò a me ventenne due libri dei miei due cantanti/gruppi preferiti: gli U2 e il mitico Bruce Springsteen. Gli piacevano i film d'avventura, soprattutto i Western, e John Wayne era il suo mito. Era una persona molto concreta e realista, ha passato la sua età scolastica nel bel mezzo della seconda guerra mondiale con gli orrori e la fame che essa recava con sè, e ha iniziato a lavorare a 13 anni andando tutti i giorni fino a Firenze col treno (un tempo i ragazzini non stavano sotto la campana di vetro). Per lavoro ha fatto tanti km, ha vinto tutte le battaglie della sua vita realizzando tutto quello che desiderava, che ai suoi tempi non di trattava di avere un milione di follower e diventare un famoso e inutile influencer ma di fare carriera, sposarsi, avere famiglia e una bella casetta in città (insomma, roba da dinosauri) e infine peró ha incontrato un orco molto potente, il Parkinson, con il quale ha combattuto per anni e dal quale alla fine, a 86 anni, è stato sconfitto.
Al momento del funerale di mio suocero, il sacerdote ha dato a mio marito questa “Preghiera di Sant’Agostino” che in realtà va letta come se fosse il defunto a parlarci. L’ho trovata incantevole, e la trascrivo qui come consolazione per chiunque abbia perso dei cari e come dedica per mio padre.
Si intitola “Se mi ami non piangere”:
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo ove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti dall’incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinita bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto.
Mi é rimasto l’affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!
Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più se veramente mi ami!!” (di Sant’Agostino)
Non é bellissima?
E ora mettiamoci dietro le spalle questo amno e guardiamo verso il Natale, che fra un attimo arriva.