venerdì 8 maggio 2020

Speranze nel vento



Una fiammellina di felicità si è accesa nel petto quando abbiamo saputo che potevamo tornare a far trekking. Così, ieri, in quella giornata di sole bellissima e liberi da impegni di carattere familiare, io e mio marito abbiamo indossato i nostri indumenti specifici per lo scopo e siamo partiti con l'intento di "attaccare" (parola che fa parte del gergo escursionistico ma che io non gradisco molto) la vetta di Monte Autore (1854 mt). Non è un cammino difficile e non è che in questa regione ci siano chissà quali altissime montagne, e certo, ci mancano i sentieri abruzzesi, ma per ora bisogna adattarsi. Il cammino si svolge in parte su un sentiero che abbiamo percorso molte volte e da lì bisogna salire verso la vetta. A me non piace andare di fretta: preferisco camminare piano e strada facendo riempirmi gli occhi della bellezza intorno a me, annusare tutti i profumi, ascoltare lo scampanio delle mucche, i belati, i cinguettii, e la voce del vento che dialoga con le fronde degli alberi. Ho fotografato fiorellini bellissimi sia nel bosco che in quota, e c'erano prati pieni di genzianelle e di viole tricolor, dette anche "viola del pensiero",  con le loro sfumature di giallo o di violetto che luccicavano al sole. Ad un certo punto il percorso esce dal bosco e si cammina su sentieri di sassi ed erbette. Che sensazione magnifica essere finalmente di nuovo sulle mie amate montagne!! Arrivati alla croce, il paesaggio era incredibile: tutto intorno, più in basso, eravamo circondati da montagne verdissime piene di boschi e, in lontananza, si vedevano nitidamente le bellissime cime abruzzesi, alcune della quali ancora innevate. Il petto finalmente si riempiva di aria e il cuore di bellezza e leggerezza. C'era vento, ma non sentivo freddo: era aria pulita e anche la pelle ne era felice. Non c'è limite alla meraviglia, se non lo poniamo noi. 
In realtà le croci erano due: una di esse era fatta in modo rudimentale, con due tronchi di legno, ed era piena di bracciali intrecciati, bandane, nastri, fazzoletti, rosari, e indumenti vari legati alla croce. Indubbiamente quegli oggetti sono speranze e preghiere affidate al vento nel luogo in cui al di sopra non c'è altro che il cielo. Il cuore di ogni essere umano è sempre pieno di attese fiduciose che vengono consegnate a una forza superiore e universale, in questo caso la luce e il vento ne saranno i postini. Dato che era la nostra prima uscita "sportiva" dopo più di due mesi, abbiamo preso questa croce illuminata dai sogni come un buon segno per i giorni a venire. Anche noi, prima di lasciare quel luogo meraviglioso, abbiamo "consegnato" la nostra speranza per il futuro, che mai come in questi tempi non può essere specifica solo per noi. 

Lentamente siamo tornati indietro perché, come sempre ci accade in certi luoghi, ci dispiace un po' andarcene via. "Passo lento e corto" dice un noto presentatore tv. 
Camminare in montagna insegna che se non si procede con passo calmo, regolare e breve, se non stai attento a dove metti i piedi, rischi di scivolare e di farti male. Credo che sia un insegnamento che si può applicare alle cose della vita di tutti i giorni, in una società che purtroppo, invece, ci chiede sempre di correre e di essere veloci, alimentando lo stress, tenendoci sempre all'erta e inducendoci così, nella fretta, nella poca attenzione che ne deriva, a compiere degli errori. Spesso mi rendo conto di essere anche io vittima della "fretta": in questo caso mi fermo e spesso mi accorgo che non c'è alcun vero motivo di correre, che posso fare le stesse cose nei miei tempi. 
Quando si torna da una lunga e lenta camminata in montagna ci si sente resettati, rigenerati, stanchi sì, ma mentalmente scarichi, in pace, e questa sensazione riesce a perdurare per un po' di tempo anche se incalzati dalla realtà quotidiana. 
A questo proposito mi sento di proporre un libro: "Shinrin yoku - immergersi nei boschi" di Qing Li. Quando l'ho letto vi ho ritrovato esattamente quello che io ho riscontrato sia durante che dopo una camminata nella natura. In Giappone, fare dei percorsi terapeutici nei boschi è un metodo curativo riconosciuto e incoraggiato dal governo giapponese.  Mi risparmio (e quindi anche a chi mi sta leggendo), la "recensione" del libro, ma se lo consiglio è evidente che mi è piaciuto molto ;) .

2 commenti:

  1. Carissima Niv, solo adesso riesco a leggere un po' i vari blog e ti assicuro che questa escursione in montagna mi ha giovato tantissimo, stamane!
    Mi sembrava di essere con voi. Che meraviglioso paesaggio avrete visto e goduto e quella croce...ah quanta speranza.
    Grazie anche per il suggerimento del libro giapponese. Non ho dubbi che sia terapeutico.
    Ti abbraccio, a presto Susanna

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