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Altopiano di Campo Imperatore - Gran Sasso |
Questa lunga estate rovente e piena di orribili incendi ci ha spinto a scappare spesso sulle montagne in cerca di qualche ora di ossigeno, di resine profumate, di verde e di grandi spazi. In Agosto vi abbiamo trovato anche brutto tempo e perciò le escursioni sono state necessariamente brevi, ma le nubi, l'odore di umido, qualche nebbiolina e il fresco conferivano all'ambiente quell'aspetto autunnale che mi manda in brodo di giuggiole.
Fra tanta bellezza, che onestamente ho fotografato poco a causa della massiccia presenza di gente ovunque, mi ha colpito molto la rosa canina in fiore.
Solitamente è con le bacche, oppure è spoglia in inverno, ma quest'anno, (forse erano i primi di Luglio) ho avuto la fortuna di vederne la meraviglia nei delicati petali rosa che si aprivano al sole tra le piccole foglie verdi e le spine.
Sorprende come una pianta così forte e resistente a tutte le intemperie, sempre sulle difensive, che produce bacche dure molto vitaminiche dai colori rossi come l'autunno, sia allo stesso tempo capace di regalare qualcosa di così apparentemente fragile e lieve dai colori bianchi o rosa pastello, la cui leggerezza contrasta, in questo caso, anche con la durezza della montagna rocciosa sullo sfondo (il Gran Sasso in questo caso). Sembra voglia dirci che la bellezza e la gentilezza possono manifestarsi persino in mezzo alle avversità.
La rosa canina è una pianta anche molto generosa: difatti sappiamo tutti che le sue bacche mature contengono altissime quantità di vitamina C. Solitamente vengono usate per decotti o marmellate (ne ho comprate di buonissime) ma attenzione a pulire bene il peletto dentro che sta sulla polpa intorno al nocciolo, perchè può avere fastidiosi effetti irritanti per le nostre vie digestive.
La bellezza non ha prezzo, e per questo non si paga, ma la si può contemplare e la si deve rispettare. Un'altro motivo per cui ho fotografato poco è che preferivo respirarla e godermela con tutti i sensi piuttosto che interrompere quei momenti per guardarla attraverso un filtro, per poi forse rivederla sul PC distorta da foto deludenti. Avevo un'amica che era, e penso lo sia ancora, bravissima a fotografare, mi sarebbe piaciuto riprendere il bosco come riusciva a farlo lei, ma io non sono una fotografa e non ne capisco nulla di ISO, AF e affini. Non sono una alpinista, mi limito a sentieri per tutti, e soffro pure di vertigini, ma in montagna e nel bosco trovo la casa dell'anima e la mia dimensione più profonda, e ogni volta che vedo un bosco bruciare o un ghiacciaio dissolversi mi fa male il cuore e provo un enorme senso di impotenza.