Nella mia Toscana c'è una tradizione pasquale: quella di mangiare, a colazione, la Panina Gialla con l'uvetta (o Panina Aretina) insieme al salame e all'uovo (sodo) benedetto. A casa dei miei questa tradizione si era trasformata da colazione ad antipasto del pranzo pasquale insieme ai famosi "crostini neri", anche perchè spesso l'uovo veniva benedetto durante la messa di Pasqua.
Ogni anno la buonissima panina mi veniva regalata dai miei genitori. L'anno scorso ne avevamo un pò sentito la mancanza, e così quest'anno ho pensato di provare a farla da me. Certo, non sono un forno, e il vero procedimento è più complicato di quello che vado qui a descrivere poichè bisogna fare prima una sorta di "lievitino", da lasciar crescere per poi aggiungerlo all'impasto della panina nella quale viene usato solitamente lo strutto. In più, il forno della panetteria cuoce più velocemente e meglio, lasciando la crosticina morbida, mentre quello di casa invece richiede più tempo, se non si vuole rischiare che dentro resti cruda, e quindi la superficie diventa più croccante. In tempi di magra però bisogna accontentarsi, e così vada per la panina modello casalingo! 😀
Ho trovato una ricetta proprio nell'inserto ricette di una rivista toscana, e così, seguendo quanto consigliato, ho preparato i seguenti ingredienti:
- 1/2 panetto di lievito di birra fresco (o una quantità equivalente di quello disidratato, circa 3g), che dobbiamo fare attivare in 180 ml di acqua caldina, con un cucchiaino di zucchero (ma secondo me di lievito ne serve anche un pizzichino meno)
- 300 gr di farina 00 (ma è meglio tenerne un pò in piu vicino per vari usi durante la preparazione)
- 50 gr di burro
- 60 gr di zucchero (più il cucchiaino per attivare il lievito)
- 1 bustina di zafferano
- 150 gr di uvetta (io però ne ho messa un bel pò di più).
- pepe, macinato fresco possibilmente
La ricetta spiega l'impasto a mano, ma io ho usato la planetaria. Ho messo sul fondo l'acqua con il lievito, che avevo lasciato nell'acqua calda 10 min. fino che ha fatto una bella e spessa schiuma sulla superficie dell'acqua, e ci ho fatto sciogliere anche lo zafferano. Sopra ci ho messo la farina, al cui centro ho messo lo zucchero, il burro e il pepe. Ho acceso la planetaria e fatto mescolare per qualche secondo, poi ho aggiunto l'uvetta, e ho continuato a mescolare per un pò, in modo che tutto il burro fosse sciolto, tutti gli ingredienti bene amalgamati e si fosse creato un impasto morbido. Ho dovuto aggiungere un cucchiaio raso di farina, poichè mi sembrava troppo molle.
Quindi l'ho trasferito in una ciotola dove l'ho lasciato lievitare per un paio di ore.
Trascorso questo tempo ho recuperato l'impasto, ci ho ricavato due piccoli pani (ma va bene anche farne una intera, anzi, forse è meglio), e l'ho messa sulla teglia dove l'ho lasciata riposare per un'altra oretta. Per fare questa operazione ho dovuto usare ancora un pò di farina, dato che l'impasto era molto appiccicoso, e anche perchè serviva un pizzico di consistenza in più .
Intanto ho portato il forno a 180° e infine ho infornato e fatto cuocere le due panine per 30 min., inserendo dentro il forno una piccola ciotolina con dell'acqua in modo che il vapore non facesse seccare troppo lo crosta.
Il risultato è stato quello che si può vedere nelle foto. Era molto buona, anche se non proprio identica a quella dei forni toscani, con l'unica pecca che si sentiva un pochino l'odore del lievito di birra che a me non piace molto. L'abbiamo mangiata al pranzo pasquale con dell'ottimo salame toscano artigianale trovato al supermercato e con l'uovo (non benedetto, qui non usa). A seguire ci siamo fatti dei tortelloni bolognesi artigianali con ripieno di culatello e parmigiano conditi in bianco, e infine il tradizionale dolce "colomba" preso in pasticceria, insieme allo spumante e agli ovetti di cioccolato col caffè. Certo, niente a che fare con i pranzi che faceva mia madre o di quelli al nostro ristorante preferito, ma siamo stati soddisfatti così, con il vantaggio che poi non ci siamo sentiti pieni da scoppiare come capita in questi casi.
Qui sotto si vede come è venuta dentro. La prossima volta però, se mai dovesse esserci, prenderò uvetta più piccola, che mi permette di metterne di più e impastare meglio, e magari metto una punta di lievito in meno.